Agli inizi degli anni '20, i primissimi apparati radio valvolari costruiti erano del tipo definito di tipo "asintotico", impiegavano un singolo stadio di amplificazione ad una valvola unica possibilita' di ricezione era per l'ascolto della stazione locale ed era fatto esclusivamente in cuffia.
Qualsiasi segnale ricevuto dall'aereo esterno veniva amplificato con i relativi annessi e connessi.
Le valvole erano costosissime e facevano lievitare il costo dell'apparecchio non poco, Il sistema di ricezione piu' economico constava nelle cosidette radio a Galena, definite in questo modo in quanto la rivelazione dei segnali a bassa frequenza era affidata ad un piccolo creistallo di Galena, sistema molto economico ma realmente poco efficente, scarsa la potenza in gioco, ascolto solo ed esclusivamente in cuffia.
Il passo successivo fu quello di costruire un ricevitore che fosse contemporaneamente economico e performante, nasce il circuito a reazione, definito in questo modo in quanto una parte del segnale in uscita viene sfasato e riportato in ingresso, con poche valvole si ottiene una forte amplificazione, la parte discriminante viene affidata ai circuiti di accordo. Il limite di tale sistema consisteva nel fatto che si innescavano fastidiose oscillazioni parassite, l'accordo di sintonia inoltre poteva rivelarsi operazione lunga e laboriosa. l'APPARATO IN QUESTIONE RICHIEDEVA UNA CERTA ESPERIENZA DA PARTE DELL'UTENTE.
Sempre negli anni 20 si utilizzo anche un'altro sistema, il neutrodina, degisamente piu' costoso ed elaborato, tale sistema consisteva nel separare ingresso ed uscita del segnale ricevuto in due di amplificazione stadi diversi, il segnale amplificato in uscita era stato anche discriminato, il rovesco della medaglia di questo sistema pero' consisteva nell'aumento dei tubi elettronici impiegati e conseguentemente anche dei costi di produzione, inoltre la messa a punto di tutto il ricevitore poteva essere davvero impegnativa. Il nome neutrodina deriva dal fatto che, per bilanciare le retroazioni valvolari si utilizzo una capacità ed una piccola reazione induttiva, tale circuito fungeva da neutralizzatore su tutto il circuito. Verso la fine degli anni '20 e per una buona parte degli anni '30 si sperimenta anche una versione TRF (Tuned Radio Frequency) a quattro, sei o piu' valvole, ottime le prestazioni ma il problema rimane nell'alto numero di tubi impiegati.
Siamo negli anni '30, gli apparaati radio cominciano a diffondersi, la radio entra nelle case diventando strumento di informazione, cultura, svago.
Il problema rimane constantemente uno, creare prestazioni ottiminzzando costi e consumi.
Si passò allora ad un altro tipo di circuito chiamato “reflex”, il quale, se da un lato riduceva il numero delle valvole impiegate in quanto delegava il compito di amplificazione delle basse ed alte frequenze ad un singolo stadio, sovracaricava di lavoro della valvola amplificatrice operante sullo stadio stesso.
Questo tipo di circuitazione essendo un'ottimo compromesso tra prestazioni e consumi venne impiegato su moltissimi ricevitori popolari della seconda meta' degli anni '30.
Il passo successivo fu' quello della circuitazione Eterodina prima, Supereterodina poi. La tecnica avanza e le circuitazioni aumentano il numero e la complessita' stadi. In breve, Il principio di funzionamento della circuitazione Eterodina e' quello di avere una frequenza campione, detta media frequenza sulla quale fare transitare tutte le frequenze utili dell'apparato. In questo modo avremmo le prestazioni equiparate su tutto lo spectro della gamma operata. Questo naturalmente tradotto ai minimi termini, nella realta' tale circuitazione e' veramente diversa da quelle precedentemente citate,da qui in poi si comincera' a parlare di circuiti oscillatori,mescolatori o mixer, di battimenti, di medie frequenze e di frequenze armoniche, ma quello che conta e' che la radio e' finalmente diventata facile da adoperare, molto performante, offre molti piu' servizi impiegando meno valvole, i costi sono ancora alti ma la produzione in grandi numeri permettera' un'abbattimento sostanziale dei medesimi.